Teiera in stile «Gubbio»

Prezzo: 120,00€; con spedizione: 130,00€

Dopo aver mostrato l’applicazione (in divenire) del vecchio decoro detto »Gubbio» su un barattolo da cucina (vedi l’articolo immediatamente precedente), sullo scaffale accanto a esso è esposta una teiera che ho decorato nello stesso stile, ma con scelte differenti.

La teiera è completamente realizzata a mano con estrema cura in ogni suo componente: non si tratta di un articolo semplice da realizzare, perché gli elementi del manico e del beccuccio devono essere creati a parte e saldati al corpo principale dell’oggetto quando la terra è ancora fresca, e questi elementi “secondari” sono molto in realtà essenziali, perché il manico deve essere robusto e fissato saldamente al corpo, altrimenti la teiera sarebbe inutilizzabile, lo stesso vale per il beccuccio in cui tè deve scorrere limpido e senza ostruzioni di sorta.

La decorazione in questo caso è molto più compatta che in altri oggetti: una mia scelta dettata dal fatto che osservando su esemplari molto datati ha mostrato come il «Gubbio» sia spesso giocato proporti tra parti rigogliose di elementi decorativi riccamente colorati e parti (per lo più esterne) lasciate completamente bianche. In questo caso ho privilegiato il becco e parte del manico.

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In seguito, oltre alle numerose inflorescenze multicolori, che segnano i tratti essenziali del decoro, su questa teiera ho adottato la versione delle foglie allungate e appuntite invece di quella – alternativa – in cui sono tondeggianti; ma ho continuato a usare le forme tonde per gli altri elementi di riempimento che hanno altri colori. Le triadi delle foglie, che coprono quasi tutto lo spazio di collegamento tra un fiore e l’altro, sono in verde pavone e verde oliva in rapporto 2 a 1.

Per realizzare la contornatura, le legature e i dettagli di finitura, ho scelto di nuovo un marrone molto scuro usando un pennello davvero morbido che sono riuscito a far girare con molta facilità.L’effetto finale è chiaramente visibile: un decoro molto “tenero” alla vista, con colori bener armonizzati nelle loro tonalità, i quali riescono a ottenere quel compromesso tra l’eleganza e la vivacità che volevo dare a quest’oggetto di forma classica.

Tazza da tè di design speciale

Avrei voluto presentare almeno un coppia di queste tazze da tè ma prima che potessi prenderle per scrivervi un articolo, diverse se ne sono andate in altri luoghi, con tutte le ragioni dalla parte di chi l’acquistò.

Sono un prodotto d’artigianato di Deruta, dalla forma moderna e peculiare; risultano molto comode, per non scrivere confortevole, in mano; ma per quanto mi riguarda è la parete cilindrica a darmi modo di sviluppare la decorazione a fascia dello stile Ricco Deruta, che copre agevolmente l’intera superficie.


Di queste tazze ne prenderò altre per ripetere il lavoro con un sostanzioso arricchimento di dettagli. L’attuale in foto ha un prezzo di 15.00 euro che sale a 25.00€ con un piattino decorato con lo stesso stile posto sotto; in caso di spedizione vanno aggiunti altri 15.00 euro.

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Zuccherieria grande Raffaellesco

Questa zuccheriera con il Raffaellesco di una certa grandezza ha una storia, ed è stata infine apportatrice di risultati importanti. Un giorno si presentò nella mia bottega una signorina con una foto nel telefono; mi disse: «Abbiamo un vecchio servizio da caffè delle maioliche di Deruta da dividere in due, ed essendo la zuccheriera una sola, ne vorrei una nuova».
Mi lasciò la foto come esempio per trovare un oggetto dalla forma simile su cui eseguire una dettagliatissima decorazione. Quella che metto in vendita qui, e si vede in foto e in video, è la seconda zuccheriera retrò che ho dipinto seguendo delle «indicazioni dal passato» (la prima, di più piccole dimensioni, fu gradita alla cliente).


Non è stato semplice trovare zuccheriere simili a quella che mi fu mostrata: tonda e panciuta, con due manici a doppia ansa (che rispettivamente somigliano a una S e a un 2) con il coperchio cupolare dotato di un pomello e anche di un intaglio sul bordo per appoggiare un cucchiaino. A essere sincero, non sono riuscito a trovare il coperchio già intagliato e ho dovuto operare con un frullino, che non ha portato a un risultato perfetto, in quanto avrei sicuramente rotto l’oggetto se avessi insistito.
Poi è venuto il momento della decorazione, nella quale piuttosto che le due grottesche sulle pance dell’oggetto, che tutto sommato nell’originale rappresentavano il mio solito livello d’esecuzione del Raffaellesco – con l’unica differenza nei riccetti di riempimento, per i quali sono più abitato a dargli una forma più arrotolata di quelli visibili – il confronto vero tra un artista decoratore moderno e quelli del passato si è consumato sulle ornamentazioni accessorie.
Mi sono confrontato con una pratica di decorazione che aveva un diverso concetto del tempo rispetto a oggi: una maggiore attenzione, grande cura, la chiara volontà di dedicare all’oggetto il tempo necessario e di esprimersi al meglio nel virtuosismo tecnico dell’oggetto che ruota sul tornio.

Il coperchio contava dodici filettature tra quelle in nero e quelle colorate: le filettature nere erano sempre doppie, di modo che si creasse un gioco di un giro bianco e un altro colorato. In particolare va messa in evidenza la filettatura giallo-arancio con i “nervetti” che corrono lungo tutto il bordo, che richiama lo stesso lavoro di “nervatura” che viene fatto in arancio sopra le parti gialle della grottesca principale: si tratta di un elemento di decorazione principale e fisso per i bordi dello stile Raffaellesco, dal quale dipendono tutti i possibili altri – in questo caso l’accostamento del verde ramina al filetto arancio e, poiché il coperchio è abbastanza ampio, l’aggiunta del secondo caratteristico bordo del Raffaellesco: il blu sfumato; questo infine riempito da un gioco di archi centripeti (che si chiudono guardando verso l’esterno) con elementi geometrici di rifinitura e completamento.

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Anche il corpo della zuccheriera conta dodici filettature; sono incerto sull’affermare o meno che un rapporto pari sia stata una regola fissa del tempo, anche perché ne mancherebbe una tredicesima altrimenti presente quasi sempre. Si tratta ancora della filettatura blu sfumata o blu chiaro che solitamente si trova all’interno della zona in cui viene dipinta la grottesca, sotto il filetto sottile in nero. Tuttavia questo schema di filettature ha anche una funzione essenziale: organizza lo spazio per l’esecuzione della grottesca che deve avere delle proporzioni fisse. Nel caso di una zuccheriera (come in quelli di un vaso, di una lampada o di una caraffa) l’artista-decoratore deve ignorare il fatto che l’oggetto si rotondeggiante, o meglio, in qualche modo cilindrico; egli in realtà deve lavorare sulla superficie laterale proiettata ortogonalmente, ossia deve considerare lo spazio a sua disposizione “aperto” o “srotolato”, come quando si proietta la superficie del lato lungo di un solido in un disegno tecnico.
Così facendo può calcolare e dipingere le forme e la dimensione di una grottesca all’interno di una fascia dall’altezza inferiore a quella totale dell’oggetto. Lo schema delle filettature, eseguito prima della contornazione della grottesca, serve a delimitare con precisione e simmetria i confini entro i quali si dipinge; se viene meno quest’accorgimento, spesso volte accade che i limiti esterni della figura possono strabordare verso l’alto e verso il basso seguendo la curvatura dell’oggetto, portando infine a un risultato deforme e disuguale.
L’ultimo tocco del passato è destinato ai manici, tassativamente bicromatici per il Raffaellesco (verde ramina internamente e giallo esternamente) con il giallo dotato dei “nervetti” all’esterno.
Questo pezzo eseguito sulla base delle disposizioni dei maestri del passato è in vendita a 65.00 euro, spedizione in iIalia compresa.

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