Zuccherieria grande Raffaellesco

Questa zuccheriera con il Raffaellesco di una certa grandezza ha una storia, ed è stata infine apportatrice di risultati importanti. Un giorno si presentò nella mia bottega una signorina con una foto nel telefono; mi disse: «Abbiamo un vecchio servizio da caffè delle maioliche di Deruta da dividere in due, ed essendo la zuccheriera una sola, ne vorrei una nuova».
Mi lasciò la foto come esempio per trovare un oggetto dalla forma simile su cui eseguire una dettagliatissima decorazione. Quella che metto in vendita qui, e si vede in foto e in video, è la seconda zuccheriera retrò che ho dipinto seguendo delle «indicazioni dal passato» (la prima, di più piccole dimensioni, fu gradita alla cliente).


Non è stato semplice trovare zuccheriere simili a quella che mi fu mostrata: tonda e panciuta, con due manici a doppia ansa (che rispettivamente somigliano a una S e a un 2) con il coperchio cupolare dotato di un pomello e anche di un intaglio sul bordo per appoggiare un cucchiaino. A essere sincero, non sono riuscito a trovare il coperchio già intagliato e ho dovuto operare con un frullino, che non ha portato a un risultato perfetto, in quanto avrei sicuramente rotto l’oggetto se avessi insistito.
Poi è venuto il momento della decorazione, nella quale piuttosto che le due grottesche sulle pance dell’oggetto, che tutto sommato nell’originale rappresentavano il mio solito livello d’esecuzione del Raffaellesco – con l’unica differenza nei riccetti di riempimento, per i quali sono più abitato a dargli una forma più arrotolata di quelli visibili – il confronto vero tra un artista decoratore moderno e quelli del passato si è consumato sulle ornamentazioni accessorie.
Mi sono confrontato con una pratica di decorazione che aveva un diverso concetto del tempo rispetto a oggi: una maggiore attenzione, grande cura, la chiara volontà di dedicare all’oggetto il tempo necessario e di esprimersi al meglio nel virtuosismo tecnico dell’oggetto che ruota sul tornio.

Il coperchio contava dodici filettature tra quelle in nero e quelle colorate: le filettature nere erano sempre doppie, di modo che si creasse un gioco di un giro bianco e un altro colorato. In particolare va messa in evidenza la filettatura giallo-arancio con i “nervetti” che corrono lungo tutto il bordo, che richiama lo stesso lavoro di “nervatura” che viene fatto in arancio sopra le parti gialle della grottesca principale: si tratta di un elemento di decorazione principale e fisso per i bordi dello stile Raffaellesco, dal quale dipendono tutti i possibili altri – in questo caso l’accostamento del verde ramina al filetto arancio e, poiché il coperchio è abbastanza ampio, l’aggiunta del secondo caratteristico bordo del Raffaellesco: il blu sfumato; questo infine riempito da un gioco di archi centripeti (che si chiudono guardando verso l’esterno) con elementi geometrici di rifinitura e completamento.

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Anche il corpo della zuccheriera conta dodici filettature; sono incerto sull’affermare o meno che un rapporto pari sia stata una regola fissa del tempo, anche perché ne mancherebbe una tredicesima altrimenti presente quasi sempre. Si tratta ancora della filettatura blu sfumata o blu chiaro che solitamente si trova all’interno della zona in cui viene dipinta la grottesca, sotto il filetto sottile in nero. Tuttavia questo schema di filettature ha anche una funzione essenziale: organizza lo spazio per l’esecuzione della grottesca che deve avere delle proporzioni fisse. Nel caso di una zuccheriera (come in quelli di un vaso, di una lampada o di una caraffa) l’artista-decoratore deve ignorare il fatto che l’oggetto si rotondeggiante, o meglio, in qualche modo cilindrico; egli in realtà deve lavorare sulla superficie laterale proiettata ortogonalmente, ossia deve considerare lo spazio a sua disposizione “aperto” o “srotolato”, come quando si proietta la superficie del lato lungo di un solido in un disegno tecnico.
Così facendo può calcolare e dipingere le forme e la dimensione di una grottesca all’interno di una fascia dall’altezza inferiore a quella totale dell’oggetto. Lo schema delle filettature, eseguito prima della contornazione della grottesca, serve a delimitare con precisione e simmetria i confini entro i quali si dipinge; se viene meno quest’accorgimento, spesso volte accade che i limiti esterni della figura possono strabordare verso l’alto e verso il basso seguendo la curvatura dell’oggetto, portando infine a un risultato deforme e disuguale.
L’ultimo tocco del passato è destinato ai manici, tassativamente bicromatici per il Raffaellesco (verde ramina internamente e giallo esternamente) con il giallo dotato dei “nervetti” all’esterno.
Questo pezzo eseguito sulla base delle disposizioni dei maestri del passato è in vendita a 65.00 euro, spedizione in iIalia compresa.

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