Barattolo in stile “Gubbio”

Dimensioni: 16×12 cm.; prezzo:30,00€; con spedizione: 40,00€

Torno a mettere in vendita un nuovo pezzo in questo stile molto particolare chiamato “Gubbio” che ho iniziato a dipingere dall’anno scorso (2022), dopo aver ritrovato alcuni pezzi di maiolica derutese dell’ultimo secolo che lo rappresentavano.


Attualmente si può dire che questo stile sia letteralmente scomparso dal panorama della ceramica umbra, per due ragioni non entusiasmanti da sottolineare. La prima è la scarsa propensione di artisti e ceramisti della zona di studiare e fare ricerca, di allargare il loro repertorio stilistico recuperando motivi e soggetti che oltre a essere esclusivi e caratterizzanti la tradizione regionale, ampliano notevolmente il panorama arrivando a costituire un vero e proprio “mondo della ceramica” dotato di grandissima varietà, a tutto vantaggio del prestigio e del successo sul mercato. In secondo luogo la realizzazione di questo stile, passando dalla teoria alla pratica, è una delle più impegnative in termine di precisione che di dispendio in termini di ore per portarlo a termine – per via del gran numero di colori e di quello dei dettagli, nonché dal particolare metodo di lavorazione necessario.


Venendo all’oggetto messo in vendita, va precisato che questo è uno dei pezzi che ho realizzato durante il periodo di apprendimento: riuscire a padroneggiare uno stile decorativo affinché i risultati soddisfino gli standard di qualità dei precedenti storici, è una questione che può impegnare per mesi, se non anni, in cui bisogna esercitarsi quotidianamente per riuscire ad applicare in modo efficace tutte le regole tecniche che ciascuno stile porta al suo interno e ne determinano l’effetto finale. Queste regole formali e tutti gli altri principi estetici, fra l’altro e in mancanza di un vero e proprio mentore che sia in grado di guidare passo dopo passo, con la sua presenza e il suo intervento diretto, possono essere risaliti solo attraverso uno scrupoloso studio storico e filologico in cui il motivo va scomposto nei suoi tratti elementari per capire come ricostruirlo.

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Durante lo studio dei reperti, uno degli elementi fonte di maggiori dubbi e indecisioni è stata la scelta del colore usato per legare tutte le componenti, con tralci e ramoscelli sottili e annodati che vanno a unire i fiori e i gruppi delle foglie. Lo stesso colore era stato usato anche per i contorni di tutte le unità e per riempire il decoro con la finitura a riccioli e puntini


Poiché gli originali erano pezzi molto datati e dipinti con smalti molto diversi dagli attuali, non è stato sempre possibile stabilire se il pittore degli originali avesse usato un nero, un grigio o un marrone particolarmente scuro, perché all’esame oggettivo la tonalità non appariva mai così precisa.
Perciò quando mi sono accinto a fare i primi pezzi, ho variato la scelta del colore, destinando che fosse il risultato finale a stabilire quale dovesse essere, tra i diversi, lo smalto da privilegiare.
La scelta di un marrone, reso più scuro con l’aggiunta di modesta parte di bruno manganese, è stata abbastanza soddisfacente per questo tentativo. Le uniche pecche sono da addebitarsi alla scelta del pennello, molto sottile ma anche molto lungo, che in certi passaggi ha reso meno definito il tratto e non ha sempre permesso di dosare al meglio il colore; così a volte appare troppo chiaro o il tratto è troppo sottile, fino a lasciare dei vuoti tra un elemento e l’altro che non sono stati riempiti doverosamente dalle rifiniture.

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